Anno IX - Numero 12
La guerra non è mai un atto isolato.
Carl von Clausewitz

martedì 9 ottobre 2018

La riforma del copyright e i nuovi oligarchi di Internet

Gli entusiasti del copyright sono una categoria strana. Convinta di vivere in una realtà più simile a quella degli anni '60. E che ormai non c'è più

di Massimo Mantellini

Gli entusiasti del copyright, quelli che Lawrence Lessig definiva gli “estremisti della proprietà intellettuale”, sono una categoria di persone piuttosto strana. Sono pochi, intanto: gestiscono grandi macchine da soldi che hanno prodotto ricchezza a ciclo continuo per decenni e che oggi faticano un po’. Non sarà difficile riconoscerli: sono quelli che continuano a guardarsi intorno per individuare chi, fra i molti pretendenti, sia lì nei pressi a cercare di sfilargli un po’ del loro vecchio potere.

Sono una categoria particolare anche per un’altra ragione: perché a differenza dei conservatori, o dei monarchici, degli adoratori di Lenin o di una delle numerose altre categorie di persone che aspirano a restituire al mondo l’antico splendore precedente, loro vorrebbero fare perfino qualcosa di più.

Non si accontentano di tornare ai bei tempi andati ma sognano un futuro nel quale i bei tempi andati ritornano dentro una trionfale amplificazione. Quindi se il copyright dura 75 anni dalla morte dell’autore gli entusiasti del copyright si batteranno per estenderlo a 100, se una vecchietta è stata condannata perché piratava musica reggae (reato fortunatamente estinto dopo la nascita di Spotify) si augureranno in coro che 100 vecchiette vengano condannate: e così via. Non sono dei mostri: sono persone come noi, che combattano una vecchia battaglia per semplice inerzia o per personale interesse senza guardarsi mai attorno. Per loro 1965 o 2018 non fa alcuna differenza.

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