Anno IX - Numero 12
La storia insegna, ma non ha scolari.
Antonio Gramsci

martedì 19 settembre 2017

Una valida ragione per non ripetere l'euro-errore: il declino italiano

Durante il discorso sullo stato dell'unione, Jean-Claude Juncker ha parlato dell'euro come destino comune per tutti i paesi Ue. Holger Zschäpitz, su Die Welt, replica a Juncker scrivendo che i paesi dell'est avrebbero una valida ragione per non entrare nella moneta unica: l'esempio fornito dal declino dell'economia italiana, iniziato con l'ingresso nell'euro

di Holger Zschapitz

Jean-Claude Juncker ha dei grandi progetti. «L'euro è destinato ad essere la moneta unica di tutta l'UE», ha detto il Presidente della Commissione europea nel suo discorso sullo stato dell'Unione Europea. E proprio alla moneta unica ha assegnato un ruolo centrale nell'ambito della riforma dell'Europa. Questa dovrebbe diventare qualcosa di più della valuta di un certo numero di paesi scelti. L'euro, secondo il messaggio di Junker, dovrebbe essere messo a disposizione di tutti.

Non ha del tutto torto. I trattati europei prevedono infatti che i paesi membri - con l'eccezione della Danimarca e della Svezia - diventino membri dell'euro-club dopo aver soddisfatto determinati criteri di convergenza. Il problema è solo uno: l'euro ha chiaramente mostrato che alcuni paesi non sono in grado di sopravvivere sotto il tetto di una moneta unica.

Gli anni passati non solo hanno disilluso i cittadini dei paesi membri, ma anche quelli dei paesi che aspiravano ad un'adesione. Ciò è emerso chiaramente anche durante la campagna elettorale tedesca. Tutti i partiti in grado di formare una coalizione si riconoscono sicuramente nell'Europa e si impegnano a trasferire ulteriori competenze all'Ue. L'idea di Juncker di un euro per l'intero continente tuttavia non è in nessun programma elettorale.

Gli stati membri si sono sviluppati in direzione opposta
Per una buona ragione. Sicuramente l'euro dalla sua introduzione nel 1999 ha garantito molti vantaggi ai cittadini. Senza dubbio le transazioni transfrontaliere o i viaggi negli altri paesi dell'eurozona sono diventati più facili e quindi anche più economici. Tuttavia se l'obiettivo era quello di portare avanti l'integrazione dell'Europa attraverso l'euro, possiamo considerarlo un obiettivo fallito. Già dopo l'introduzione dell'euro le differenze fra i paesi membri hanno iniziato a crescere. E a partire dalla crisi finanziaria del 2008 i paesi membri si sono sviluppati in direzioni molto diverse.

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