Anno IX - Numero 10
Non è sufficiente parlare di pace. Bisogna crederci.
Eleanor Roosevelt

martedì 21 febbraio 2017

Sono élite e me ne vanto

Ci attaccano. Per le competenze, le idee, il buon governo. Perché siamo politicamente corretti. Basta sentirsi in colpa. Contrattacchiamo. Siamo meglio di loro.

di Flavia Gasperetti

L’élite è il nemico. Intellettuale, salottiera, radical-chic, fighetta. Lo dicono tutti. Se la Gran Bretagna è uscita dall’Europa, se Trump è presidente degli Stati Uniti, se i grillini spopolano da noi e così via, è tutta colpa di questo insidioso nemico. Ecco, ho inevitabilmente pensato leggendo un articolo qualche giorno fa: quel nemico sono io. Quanto a te, caro lettore, ci sono buone probabilità che lo sia anche tu.

L’articolo in questione è di Eliane Glaser, uscito il 2 febbraio scorso sull’Independent, e inizia così: «In quanto accademica londinese di inclinazione progressista, faccio parte del nemico della nostra epoca: l’élite liberale e metropolitana».
Si tratta di un’energica chiamata alle armi contro coloro che hanno sostituito alla lotta di classe la lotta contro le accademie culturali, alle battaglie contro le diseguaglianze l’odio contro ogni forma di intellettualismo, alle battaglie delle minoranze la guerra alle minoranze.

Eliane Glaser ce l’ha con coloro che più hanno da guadagnare da questo cambio delle carte in tavola. Ce l’ha con Trump e quello che lei chiama l’oligopolio filisteo, ma è inevitabile vederci un’accusa più ampia che ha a che vedere con il clima ideologico che sostiene questi oligopoli: i nuovi populismi e la loro scomunica sistematica di tutto ciò che il loro nemico aveva di più caro: competenze rigorose, idee complesse, buon governo, giornalismo condotto con scrupolo e dotato di risorse adeguate.

Per i populisti di oggi, indubbiamente, Eliane Glaser è il nemico.

Continua la lettura su Pagina 99