Il presidente Inps non ha gradito il parallelo, fatto da Luciano Capone, tra il morticino noto col nome di FondInps, in chiusura per inedia, e l’identikit del fondo integrativo a cui egli lavora alacremente da tempo, in “funzione anticiclica”. In una torrenziale lettera sono quindi contenute alcune interessanti precisazioni su questa creatura mitologica, e -soprattutto- sull’ideologia che sta dietro ad essa
di Mario Seminerio
Prima del dettaglio operativo, Tridico ricorda che i fondi pensione complementari hanno fatto peggio della rivalutazione del Tfr nel 2018 ma anche nel biennio 2017-18, e che solo su orizzonti superiori agli ultimi tre anni il loro vantaggio si vede ad occhio nudo.
Beh sì, visto che un fondo pensione si valuta su un arco temporale molto esteso, dell’ordine di decenni, e che il 2018 è stato anno negativo per gli attivi rischiosi, in tutto il mondo. Occorre che il presidente Inps sia avvertito che il secondo pilastro è esattamente “capitale paziente”, e non strumento di mosconate borsistiche. Per come argomenta, facendo cherry picking sugli anni di rendimento, parrebbe non padroneggiare pienamente il concetto.
Ma veniamo al fondo di secondo pilastro Inps, nelle parole del suo ideatore.
Sarebbe un fondo pubblico gestito dall’INPS e avente un campo di applicazione potenzialmente più ampio perché aperto all’adesione non solo di tutti i lavoratori, ma anche dei cittadini inoccupati qualora essi, sebbene non ancora entrati nel circuito lavorativo, vogliano comunque iniziare a costruirsi una posizione previdenziale complementare, con versamenti diretti o indiretti (di terzi, genitori, nonni);
Qui ci corre obbligo di segnalare al professor Tridico che il versamento a favore di terzi è realizzabile già oggi. Secondo la normativa vigente, infatti, chi versa i contributi a un fondo pensione o a un piano integrativo previdenziale intestato a un familiare a carico può detrarre gli importi dalla dichiarazione dei redditi fino a un massimo di 5.164,57 euro l’anno. Ad esempio, se un lavoratore versa al proprio fondo pensione tremila euro annui, potrà versare ad un fondo pensione intestato al figlio la somma residua di 2.164,57 euro. Non esistono vincoli di età: si può pertanto iniziare a versare anche nel caso di minori o persino di neonati, l’importante è che il soggetto beneficiario dei contributi risulti fiscalmente in carico.
Il modello di Tridico estenderebbe -immagino- la possibilità anche a genitori di soggetti non più fiscalmente a carico. Ho il sospetto che la platea cambierebbe poco, al netto dei progressi della scienza medica e dell’accresciuta speranza di vita, che ci darebbe genitori novantenni impegnati a versare contributi per i figli sessantenni, ove quest’ultimi non risultassero già pensionati causa lavori usuranti tipo guardare Giletti e la D’Urso in tv.
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