di Massimo Mantellini
L’Italia è oggi una Repubblica fondata sul risentimento.
Trova un soggetto, un gruppo sociale, etnico, una tribù al di là del fiume, intestale la colpa delle nostre pezze al culo e gli italiani ti crederanno in massa. Non perché siano scemi, non tutti, non la maggioranza, ma perché è una scorciatoia semplice ed ecologica, risolve complicazioni, traccia una linea netta fra questo e quello, separa noi e gli altri.
Del resto solo una repubblica fondata sul risentimento potrà accettare che il demagogo, lo stesso di prima o una sua replica, quello che fino a ieri diceva che chi abitava sotto Piacenza puzzava, rubava e non aveva voglia di lavorare, cavalcando il risentimento di valligiani veneti e industriali lombardi, oggi applichi il medesimo giochetto semplificatorio agli stranieri, ai migranti, ai popoli in fuga da qualche tragedia più grande perfino delle miserie di Salvini. E dentro un fenomeno di gigantesca rimozione raccolga milioni di voti fra puzzolenti abruzzesi, romani ladroni, scansafatiche lucani, svogliati calabresi e pigrissimi siculi. Oltre che, ovviamente, fra i propri elettori originari.
Eppure questo succede: è bastato spostare il risentimento un po’ più a sud e tutto si è incastrato alla perfezione, ci siamo stretti a coorte, come si dice.
L’Italia è una repubblica fondata sul risentimento e sulla cattiva memoria. Del resto in un Paese con le pezze al culo avere cattiva memoria sarà utilissimo. Non ricordare apre infinite possibilità. Azzera i giudizi e consente nuove ripartenze. Siamo ciechi e senza ricordi, in una situazione invidiabile. Possiamo credere a tutto.
Trova un soggetto, un gruppo sociale, etnico, una tribù al di là del fiume, intestale la colpa delle nostre pezze al culo e gli italiani ti crederanno in massa. Non perché siano scemi, non tutti, non la maggioranza, ma perché è una scorciatoia semplice ed ecologica, risolve complicazioni, traccia una linea netta fra questo e quello, separa noi e gli altri.
Del resto solo una repubblica fondata sul risentimento potrà accettare che il demagogo, lo stesso di prima o una sua replica, quello che fino a ieri diceva che chi abitava sotto Piacenza puzzava, rubava e non aveva voglia di lavorare, cavalcando il risentimento di valligiani veneti e industriali lombardi, oggi applichi il medesimo giochetto semplificatorio agli stranieri, ai migranti, ai popoli in fuga da qualche tragedia più grande perfino delle miserie di Salvini. E dentro un fenomeno di gigantesca rimozione raccolga milioni di voti fra puzzolenti abruzzesi, romani ladroni, scansafatiche lucani, svogliati calabresi e pigrissimi siculi. Oltre che, ovviamente, fra i propri elettori originari.
Eppure questo succede: è bastato spostare il risentimento un po’ più a sud e tutto si è incastrato alla perfezione, ci siamo stretti a coorte, come si dice.
L’Italia è una repubblica fondata sul risentimento e sulla cattiva memoria. Del resto in un Paese con le pezze al culo avere cattiva memoria sarà utilissimo. Non ricordare apre infinite possibilità. Azzera i giudizi e consente nuove ripartenze. Siamo ciechi e senza ricordi, in una situazione invidiabile. Possiamo credere a tutto.
Massimo Mantellini su Manteblog