Anno IX - Numero 14
Quando non si vuole fare i conti con le proprie cose si dovrà alla fine farli con i propri fantasmi.
Soren Kierkegaard

martedì 19 febbraio 2019

Una Repubblica fondata sul risentimento

In un Paese con le pezze al culo, avere cattiva memoria sarà utilissimo. Non ricordare apre infinite possibilità: azzera i giudizi e consente nuove ripartenze. Ciechi e senza ricordi, siamo in una situazione invidiabile: possiamo credere a tutto

di Massimo Mantellini

L’Italia è oggi una Repubblica fondata sul risentimento.
Trova un soggetto, un gruppo sociale, etnico, una tribù al di là del fiume, intestale la colpa delle nostre pezze al culo e gli italiani ti crederanno in massa. Non perché siano scemi, non tutti, non la maggioranza, ma perché è una scorciatoia semplice ed ecologica, risolve complicazioni, traccia una linea netta fra questo e quello, separa noi e gli altri.

Del resto solo una repubblica fondata sul risentimento potrà accettare che il demagogo, lo stesso di prima o una sua replica, quello che fino a ieri diceva che chi abitava sotto Piacenza puzzava, rubava e non aveva voglia di lavorare, cavalcando il risentimento di valligiani veneti e industriali lombardi, oggi applichi il medesimo giochetto semplificatorio agli stranieri, ai migranti, ai popoli in fuga da qualche tragedia più grande perfino delle miserie di Salvini. E dentro un fenomeno di gigantesca rimozione raccolga milioni di voti fra puzzolenti abruzzesi, romani ladroni, scansafatiche lucani, svogliati calabresi e pigrissimi siculi. Oltre che, ovviamente, fra i propri elettori originari.
Eppure questo succede: è bastato spostare il risentimento un po’ più a sud e tutto si è incastrato alla perfezione, ci siamo stretti a coorte, come si dice.

L’Italia è una repubblica fondata sul risentimento e sulla cattiva memoria. Del resto in un Paese con le pezze al culo avere cattiva memoria sarà utilissimo. Non ricordare apre infinite possibilità. Azzera i giudizi e consente nuove ripartenze. Siamo ciechi e senza ricordi, in una situazione invidiabile. Possiamo credere a tutto.

Massimo Mantellini su Manteblog