di Mario Seminerio
Intanto, il casus belli: un numero di deficit-Pil, il 2,4%, che di per sé è quasi innocuo ma che è stato lanciato, la sera di giovedì, senza alcun contesto e senza che la Nota di aggiornamento al Def fosse pubblicata. Una manovra da manuale per mettere in fibrillazione gli investitori, portando alle stelle l’incertezza. Che quel 2,4% sia scritto sulla sabbia, o che nulla si sappia della solidità delle coperture, ed ancora che la manovra sia sbilanciata in modo assurdo dal versante della spesa corrente, andando in direzione opposta a quello che andrebbe fatto, sono tutti ceppi di legna da gettare nel fuoco. Prima si vende, poi si fanno le domande.
Ma il danno maggiore è quello di un ministro dell’Economia che, in un’intervista, riesce a prefigurare una manovra pro-ciclica in cui, se la crescita non si manifesterà, allora taglieremo la spesa. Magari è stato pure frainteso, perché esprimersi in questo modo è un’assurdità, ma non risulta abbia smentito il contenuto di quella intervista. E ancora, il danno massimo è sempre un ministro dell’Economia che ha “negoziato” in Europa in modo informale un deficit-Pil di 1,6%, e la cui credibilità viene incenerita in una sera. Malgrado ciò, quel ministro resta al suo posto, su pressioni del capo dello Stato, e si reca ad un consesso europeo.
In quella sede, fatalmente, al ministro viene chiesto se le notizie che arrivano da Roma siano vere, e lui non riesce a fare altro che rispondere che sì, il 2,4% è vero, “Però i dettagli non sono ancora acquisiti”. Dopo di che, il ministro prende un aereo e torna a Roma, lasciando su posto il suo direttore generale e gli sconcertati colleghi europei. Secondo voi, normodotati psichici che mi state leggendo, se in questo momento il vostro stato di coscienza non è ottenebrato da sostanze psicotrope, quale reazione avrebbero dovuto avere i ministri europei e gli investitori?
Intanto, il casus belli: un numero di deficit-Pil, il 2,4%, che di per sé è quasi innocuo ma che è stato lanciato, la sera di giovedì, senza alcun contesto e senza che la Nota di aggiornamento al Def fosse pubblicata. Una manovra da manuale per mettere in fibrillazione gli investitori, portando alle stelle l’incertezza. Che quel 2,4% sia scritto sulla sabbia, o che nulla si sappia della solidità delle coperture, ed ancora che la manovra sia sbilanciata in modo assurdo dal versante della spesa corrente, andando in direzione opposta a quello che andrebbe fatto, sono tutti ceppi di legna da gettare nel fuoco. Prima si vende, poi si fanno le domande.
Ma il danno maggiore è quello di un ministro dell’Economia che, in un’intervista, riesce a prefigurare una manovra pro-ciclica in cui, se la crescita non si manifesterà, allora taglieremo la spesa. Magari è stato pure frainteso, perché esprimersi in questo modo è un’assurdità, ma non risulta abbia smentito il contenuto di quella intervista. E ancora, il danno massimo è sempre un ministro dell’Economia che ha “negoziato” in Europa in modo informale un deficit-Pil di 1,6%, e la cui credibilità viene incenerita in una sera. Malgrado ciò, quel ministro resta al suo posto, su pressioni del capo dello Stato, e si reca ad un consesso europeo.
In quella sede, fatalmente, al ministro viene chiesto se le notizie che arrivano da Roma siano vere, e lui non riesce a fare altro che rispondere che sì, il 2,4% è vero, “Però i dettagli non sono ancora acquisiti”. Dopo di che, il ministro prende un aereo e torna a Roma, lasciando su posto il suo direttore generale e gli sconcertati colleghi europei. Secondo voi, normodotati psichici che mi state leggendo, se in questo momento il vostro stato di coscienza non è ottenebrato da sostanze psicotrope, quale reazione avrebbero dovuto avere i ministri europei e gli investitori?
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