Anno IX - Numero 14
Quando non si vuole fare i conti con le proprie cose si dovrà alla fine farli con i propri fantasmi.
Soren Kierkegaard

martedì 16 ottobre 2018

L'illusione di avere un conto all’estero: il caso dello scudo giuridico svizzero

Poiché la Confederazione Elvetica non rientrava fra gli Stati collaborativi col fisco italiano, molte banche elvetiche proposero il cosiddetto "scudo giuridico". Oggi lo stesso schema viene proposto da alcune fiduciarie ai risparmiatori preoccupati, facendogli credere che così il loro patrimonio sarà ben protetto presso una banca svizzera. Invece così non è

di Beppe Scienza

C'è chi pensa di portare i risparmi all’estero, temendo il crac dell’Italia, l’uscita dall’euro, prelievi forzosi ecc. Così è tornata in auge una trovata dei tempi dell’ultimo scudo per i capitali all’estero (2009). Chi aveva soldi in Svizzera, doveva farli arrivare per forza in Italia. Non poteva lasciarli lì, regolarizzandoli, perché la Confederazione Elvetica non rientrava fra gli Stati collaborativi col fisco italiano. Al che molte banche elvetiche proposero il cosiddetto scudo giuridico. Indirizzavano i clienti a società fiduciarie italiane raccontando, ma solo a voce, che in tal modo non cambiava praticamente nulla, perché i soldi restavano in Svizzera. Molti abboccarono.
Per continuare a illuderli, addirittura li accompagnano di tanto in tanto nella banca collegata ticinese (o in altro cantone) e li fanno parlare con un loro compare. E costui ovviamente non gli dice che essi personalmente non potrebbero prelevare soldi, né disporre bonifici né compravendite di azioni, obbligazioni ecc. dal loro (fantomatico) conto a Lugano.

È infatti la fiduciaria che ha come sub-depositaria la banca svizzera. Ma per il cliente ciò è irrilevante. Molte banche italiane (Intesa, Unicredit, MPS ecc.) sub-depositano titoli per esempio presso l’americana State Street o altra società estera e il risparmiatore non ha nessun accesso diretto a quei titoli.

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