Anno IX - Numero 10
Non è sufficiente parlare di pace. Bisogna crederci.
Eleanor Roosevelt

martedì 25 luglio 2017

Quando inizia l'autunno a Francoforte?

Ai giornalisti che chiedevano notizie sulla fine del Quantitative Easing Mario Draghi ha risposto che l'argomento non è ancora stato discusso. Però anche i mercati finanziari sono concentrati sul percorso di uscita, e questo rischi di rendere meno efficace la politica monetaria della Bce.

di Franco Pannunzi

La conferenza stampa di Mario Draghi del 20 luglio può essere riassunta in due espressioni usate ripetutamente dal presidente della Banca centrale. La prima è “Pazienza, persistenza e prudenza”. Draghi è partito dalla soddisfazione per i dati sulla crescita dell’eurozona (0,6 per cento nel primo semestre del 2017 che segue lo 0,5 per cento dell’ultimo semestre del 2016), ma ha ammesso che sull’inflazione la Bce non ha raggiunto il suo obiettivo di un tasso vicino – ma sotto – il 2 per cento.
Non tanto per il dato in sé (1,3 per cento) ma perché l’inflazione non sembra essere persistente e auto-sostenuta, cioè non dipendente dalla politica monetaria espansiva della Banca centrale. In particolare, non ci sono ancora segnali convincenti sulla dinamica dei salari e quindi dei prezzi. Draghi ha già discusso nelle settimane passate sulle possibili ragioni della scarsa reattività dell’inflazione alla ripresa dell’attività economica: una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, un sottoutilizzo della forza lavoro, aumenti della produttività. Quali che siano le ragioni, Draghi ha ribadito che è ancora necessario mantenere il programma di acquisti di titoli della Banca centrale (il cosiddetto Quantitative Easing o QE) e che bisogna avere pazienza per vederne manifestare pienamente gli effetti. Il presidente della Bce ha anche ribadito di essere pronto a prolungare ed espandere il programma in caso di peggioramenti della congiuntura economica. Da qui appunto “Pazienza, persistenza e prudenza”.

Tutti in attesa dell’autunno
Ma l’altra espressione chiave della conferenza stampa è stata “non ne abbiamo ancora discusso”. I giornalisti presenti, infatti, chiedevano quasi esclusivamente notizie sulla fine del QE, sulla sua data, sulle due possibili conseguenze, se ci fosse un accordo all’interno del Consiglio direttivo della Bce sul percorso di uscita. Draghi, forse memore degli effetti sui mercati finanziari dello stesso dibattito nella Fed nel 2013, continuava a ripetere che l’argomento non era stato trattato nella riunione mattutina del Consiglio che aveva preceduto la conferenza stampa. Il problema non è tanto la mancata sintonia tra Draghi e giornalisti, ma il fatto che anche i mercati finanziari probabilmente si stanno concentrando sul percorso di uscita dal QE, rendendo meno efficace la politica monetaria della Bce. Un prematuro rialzo dei tassi potrebbe rendere meno forte la ripresa e avere effetti particolarmente perniciosi per i Paesi con alto debito pubblico.

Forse l’immagine emblematica di questa conferenza stampa è stata la domanda di un giornalista che, stremato dal refrain di Draghi che di uscita dal QE si sarebbe discusso solo in autunno, ha chiesto: “Ma quando inizia l’autunno a Francoforte?”. Ecco una domanda la cui risposta sarà molto importante per il governo italiano.

Franco Pannunzi per LaVoce.info