Anno IX - Numero 13
La storia insegna, ma non ha scolari.
Antonio Gramsci

martedì 21 marzo 2017

Perché le donne continuano a guadagnare meno degli uomini

Non c’è paese al mondo nel quale sia stata raggiunta la parità salariale tra uomini e donne. Anzi, non ci si è neanche avvicinati. Il gender pay gap, il differenziale retributivo di genere, è una realtà che resiste al tempo, riducendosi molto più lentamente di tutti gli altri divari tra uomini e donne (in lavoro, istruzione, presenza nelle istituzioni e nei posti di potere). E in molti posti si è riaperto in conseguenza della crisi economica. Ma perché ancora oggi le donne guadagnano meno degli uomini?

di Roberta Carlini

Innanzitutto, bisogna intendersi su quel “guadagnano meno”, ossia sulla definizione che diamo del gender pay gap. All’ora? Al giorno? Al mese? All’anno? Nell’arco della vita? E poi: misuriamo solo le donne che lavorano, o anche tutte le altre, dunque anche inoccupate e pensionate? E il gap va valutato sul posto di lavoro – la differenza tra la mia retribuzione e quella del collega maschio che ho di fronte – o sui redditi dell’intera economia? La scelta del metro, dell’indice, è già importante e dipende dal tipo di discriminazione che si vuole indagare. Ma tutti contribuiscono a farci capire come stanno le cose e, soprattutto, perché.

Qualche giorno fa, il ministero dell’economia e delle finanze (Mef) ha diffuso i dati delle dichiarazioni dei redditi del 2015. Questi dati sono stati esaminati in lungo e in largo, soprattutto per il “caso” di coloro che hanno dovuto restituire gli 80 euro, ma anche per dare una mappa dei redditi per regione, comune, settori di attività, tipologie. Un solo dato è stato trascurato: quello delle differenze di genere.

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