Anno IX - Numero 12
La guerra non è mai un atto isolato.
Carl von Clausewitz

martedì 19 giugno 2018

Il ruolo dei vecchi

Tra vampiri matusalemmoidi e consulenti di esperienza, i ventenni, i trentenni e anche i quarantenni si sentono soffocare: vogliono poter incidere nella creazione di un mondo loro (anche quando non hanno idea di cosa possano inventarsi)

di Ennio Martignago

Mi reputo vecchio da ben prima che fosse l’anagrafe a denunciarmelo. Un tempo non sarebbe stato così, ma la società di oggi ha creato un limbo, una non-età: quella dei non più giovani e non ancora pensionati che, estendendosi sempre più di giorno in giorno, sta assorbendo in sé la maggior parte della popolazione. La questione insidiosa non è quella di invecchiare, ma di venire archiviato, ad esempio in una bara, prima che se ne occupi l’INPS.

Negli anni del “limbo” mi scandalizzavo di come fosse stupido il “nuovo mondo” e di quanto poco i “nuovi eroi” prendessero in considerazione la nostra esperienza.
Da un po’ di tempo ho compreso che questa giagulatoria è in utile ed ingiusta. Mentre sei giovane — quale che sia l’età in cui questo può essere affermato — ritieni a buon diritto di potere costruire il tuo mondo, giusto o sbagliato che sia. Nelle posizioni alte spesso ci stanno dei non-più-giovani che, da bravi vampiri, agognano sangue fresco e per questo, come l’Oliviero Toscani di Fiorello, danno del vecchio agli altri incuranti dello specchio.

Tra vampiri matusalemmoidi e consulenti di esperienza, i ventenni, i trentenni e anche i quarantenni si sentono soffocare: vogliono poter incidere nella creazione di un mondo loro (anche quando non hanno idea di cosa possano inventarsi).

Arrivato a scoprire dopo tanti anni l’impotenza del rivoluzionario ho compreso che il ruolo del grillo parlante e del consulente catastrofico è sufficientemente patetico. Ogni tanto può scappare e per questo chiedo venia, ma credo che il contributo principale che si possa offrire sia l’ottimismo e la gentilezza.

Per il resto è importante stupirsi del pensiero altrui, anche quando ci sembra — magari legittimamente — assurdo: anche l’assurdità ha una ragione per lasciarci stupiti! A che serve consolidare una gloria quando non ne trarrai più il beneficio: meglio goderne negli occhi degli altri.

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