Anno IX - Numero 10
Non è sufficiente parlare di pace. Bisogna crederci.
Eleanor Roosevelt

martedì 26 giugno 2018

Europa, stretta sul copyright: tassa sui link e meme a rischio

La commissione Giuridica del Parlamento europeo ha approvato le proposte di modifica della legislazione comunitaria. Ma la questione è controversa e già si parla di regalo ai grandi editori pagato dai piccoli

di Emanuele Bonini

Addio meme, addio upload libero di foto e filmini sul web. Il Parlamento europeo è pronto alla stretta su internet in nome dei diritti d’autore. La commissione Giuridica ha approvato le proposte di modifica della legislazione comunitaria sui copyright, dando il proprio benestare a norme che aprono la strada a possibili future tasse per la pubblicazione di link di articoli di giornale e a filtri che blocchino sulle grandi piattaforme contenuti audio-visivi in tutto o in parte protetti da diritti.

La questione è controversa.
Per il legislatore c’è l’esigenza di tutelare i diritti intellettuali, per l’internauta una mossa di questo tipo rappresenta un restringimento delle maglie della rete. Le nuove norme di fatto impongono a tutti di pagare per ogni contenuto protetto. Con la riscrittura delle regole così come proposta tutti i grandi operatori dovranno sviluppare un sistema per controllare cosa si intende caricare. Attenzione dunque a Youtube, Instagram, eBay, Facebook. Un video con immagini o brani tutelati da licenze non potrà essere condiviso, così come una foto, anche quella da usare eventualmente per i meme. Non ci saranno grandi alternative: o si impedirà la pubblicazione del contenuto, o si dovrà far pagare per consultarlo.

Non finisce qui. In nome della tutela dei diritti intellettuali e del loro rispetto, ci saranno limitazioni alle notizie e agli articoli che gli aggregatori di notizie possono mostrare. La Commissione europea chiedeva una «link tax», vale a dire una tassa sui collegamenti ipertestuali in base al principio per cui «chi clicca paga» per tenersi informato. L’esecutivo comunitario prevedeva nello specifico che chiunque usi snippet di contenuti giornalistici on-line debba prima ottenere una licenza dall’editore, diritto valido per venti anni a partire dalla pubblicazione. La commissione Giuridica trova un compromesso nella limitazione degli elementi di un articolo che gli aggregatori possono mostrare e condividere senza far scattare il pagamento del copyright. Se un indirizzo web incorpora un estratto breve o il titolo di un articolo, dunque non scatta la tassa.

Si tratta di innovazioni doverose secondo Alex Voss, il relatore del provvedimento in commissione Giuridica. «Creatori e editori di notizie devono adattarsi al nuovo mondo di Internet come funziona oggi». L’europarlamentare ricorda che artisti ed editori di notizie, «specialmente quelli più piccoli», non vengono pagati «a causa delle pratiche di potenti piattaforme di condivisione dei contenuti online e aggregatori di notizie». Un modo di fare «sbagliato che intendiamo correggere», perché il principio di un’equa retribuzione il lavoro svolto «dovrebbe applicarsi a tutti, ovunque, sia nel mondo fisico che on-line».

Il Parlamento propone dei cambiamenti della direttiva sul copyright che intende offrire una posizione di equilibrio tra le esigenze dei proprietari dei diritti d’autore e quelle dei consumatori. Per questo se da una parte si introducono filtri e limiti all’uso di prodotti sotto licenze, dall’altra si abbassa da venti a cinque anni il tempo di protezione sulla rete. Se le riforma così proposta andrà bene si saprà il 2 luglio, quando l’Aula deciderà se far procedere il dossier e aprire i negoziati inter-istituzionali con il Consiglio, oppure esprimersi in modo diverso.

Emanuele Bonini per La Stampa