Anno IX - Numero 10
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Eleanor Roosevelt

mercoledì 2 maggio 2018

Sorpresa, l'Italia ricomincia ad attirare capitali

L'importanza di attirare investimenti dall'estero in Italia è uno dei punti cruciali messi in luce in uno studio della School of Management del Politecnico di Milano e da Hogan Lovells presentato qualche settimana fa. nel solo 2016 le operazioni di M&A analizzate hanno avuto un valore di quasi 13 miliardi di euro, confermando la fondamentale ripresa italiana

di Francesco Del Prato*

Dopo anni che ci hanno visto in fondo alle classifiche europee per capacità di attrarre investimenti stranieri (considerando il ventennio 1994-2015 appena 17esimi su 39 Paesi), tra il 2013 e il 2016 gli investimenti esteri diretti in Italia sono ammontati ad oltre 29 miliardi di euro confermando una dinamica in espansione dell'attrattività del nostro paese. È uno dei dati emersi in occasione di «Italy inbound: look no further. Foreign direct Investment in Italy» un incontro svoltosi la scorsa settimana all'Ambasciata d'Italia a Londra e co-organizzato con lo studio Hogan Lovells: per presentare al mondo economico e finanziario della City il rapporto realizzato dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Hogan Lovells sugli investimenti diretti esteri e in particolare sulle operazioni di M&A
(merger and acquisition, fusioni e acquisizioni, ndr) che hanno coinvolto imprese italiane con un fatturato tra i 50 e 500 milioni di euro fra il 2013 e il 2016.

L'ambasciatore Raffaele Trombetta ha notato come il rapporto evidenzi una crescita degli investimenti diretti esteri in Italia nel periodo di riferimento, confermando lo stretto legame tra tali flussi finanziari e la ripresa italiana. L'ambasciatore ricorda come «nei quattro anni oggetto dello studio gli investimenti siano provenuti da ben 39 Paesi, col Regno Unito significativamente in seconda posizione con 29 operazioni dietro solamente agli Stati Uniti». L'integrazione dell'Italia nell'economia globale ha inciso positivamente sul ciclo economico del Paese: nel solo 2016 le operazioni di M&A analizzate hanno avuto un valore di quasi 13 miliardi di euro, confermando la fondamentale ripresa italiana, grazie anche al ciclo di riforme in campo economico avviato negli ultimi anni.

L'importanza di attrarre investimenti dall'estero è uno dei punti cruciali messi in luce alcune settimane fa da Francesco Del Prato, fellow dell'Istituto Bruno Leoni, sui pericoli di un'eventuale uscita dall'euro che ogni tanto riaffiora nel dibattito politico. «Se considerato in maniera isolata - spiega Del Prato - l'effetto di una svalutazione sul flusso di investimenti diretti in Italia potrebbe rivelarsi positivo, agendo tramite i canali dei "salari relativi" e della "ricchezza relativa"». Ma gli effetti negativi sarebbero molti di più: riduzione della crescita esterna, letale per le imprese nella global value chain «considerando in particolare che l'effetto negativo si registrerebbe maggiormente sulla produzione manifatturiera», alle conseguenze catastrofiche dell'abbandono del mercato unico per un paese esportatore netto, che peraltro «vanificherebbe buona parte dei teorici effetti positivi che sono stati descritti».

I Paesi con maggiore capacità di attirare capitali esteri sono - dati 2016 - gli Stati Uniti con 385 miliardi di dollari, la Gran Bretagna (179), la Cina (139) e Hong Kong (92). Per rendere le dimensioni del gap, l'Italia che pure ha una grandissima capacità di interscambio commerciale si ferma a quota 20 miliardi. Gli IDE (investimenti diretti esteri) hanno ricevuto un'enorme spinta dalla globalizzazione nel corso dell'ultimo decennio, ma le recenti guerre commerciali innestate dai dazi imposti dagli Stati Uniti potrebbero rimettere in discussione i flussi commerciali mondiali.

* Francesco Del Prato, fellow dell'Istituto Bruno Leoni