Anno IX - Numero 10
Non è sufficiente parlare di pace. Bisogna crederci.
Eleanor Roosevelt

martedì 13 marzo 2018

Lo stallo? Non è colpa del Rosatellum

Si moltiplicano le accuse al nuovo sistema elettorale, “reo” di non aver prodotto una nuova maggioranza. Ma lo stallo non è colpa del Rosatellum. Ecco perché

di Salvatore Borghese

Nonostante fosse data da mesi come il risultato più probabile delle elezioni, l’assenza di una maggioranza ha scatenato un coro di commenti da parte di molti osservatori, sia nel mondo della politica che in quello del giornalismo. Molti di questi commenti mettono nel mirino la nuova legge elettorale (il Rosatellum) e le forze politiche che l’hanno approvata: l’accusa è quella di aver prodotto uno “stallo programmato” approvando di proposito una legge elettorale che ostacolasse la formazione di una maggioranza. Queste considerazioni sono, va detto chiaramente fin da subito, di una superficialità sconcertante. Che lo stallo prodotto dalle elezioni di domenica scorsa sia dovuto al Rosatellum è una vera e propria bufala. Vediamo perché.


Prima di tutto, nessuna legge elettorale può prescindere dai risultati elettorali. Il meccanismo di trasformazione dei voti in seggi (una legge elettorale è essenzialmente questo) non può intervenire sui voti espressi dagli elettori: può soltanto usare metodi diversi per convertirli in seggi. Il risultato di queste elezioni è uno stallo per un semplice motivo: i voti si sono distribuiti in modo tripolare. “Tripolare” non vuol dire che ci sono tre poli che hanno avuto lo stesso numero di voti: vuol dire che ci sono tre poli di grandezza rilevante. Nello specifico, il primo polo (il centrodestra) ha avuto il 37% dei voti, il secondo (il Movimento 5 Stelle) il 32%, il terzo (il centrosinistra) il 23%. E non è certo stato il Rosatellum a far votare gli italiani in questo modo: le intenzioni di voto segnalavano che esisteva un tripolarismo già molti mesi prima che la legge fosse concepita e approvata.

Facciamo un passo indietro. Nel giugno dell’anno scorso in Parlamento è naufragato un accordo tra le 4 maggiori forze politiche (PD, M5S, Forza Italia e Lega) su una nuova legge elettorale di impianto “simil-tedesco”. Quella legge era sostanzialmente un proporzionale con soglia di sbarramento al 5%: una legge assolutamente incapace di “fabbricare” una maggioranza in assenza di una vittoria elettorale netta (come avevamo già dimostrato qui).

Vediamo cosa sarebbe accaduto se le elezioni 2018 si fossero tenute con un sistema tedesco (proporzionale con soglia al 5% e attribuzione dei seggi su base regionale). Per la simulazione sono stati utilizzati i dati del Senato, sostanzialmente identici a quelli della Camera ma immediatamente disponibili su base regionale.

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