Anno IX - Numero 12
La guerra non è mai un atto isolato.
Carl von Clausewitz

martedì 23 gennaio 2018

La clausola dimenticata

La campagna elettorale già ci regala promesse più o meno realistiche visto lo stato dei conti pubblici, ma sarebbe meglio discutere delle clausole di salvaguardia che dovrebbero scattare nel 2019. Si potrebbero così trovare le soluzioni più adeguate

di Paolo Balduzzi

Mancano meno di due mesi alle elezioni politiche (e regionali), le candidature non sono ancora definite, ma la campagna elettorale è già entrata nel vivo, grazie alle proposte più o meno realistiche che tutti gli schieramenti stanno avanzando. Si tratta naturalmente di proposte diverse tra loro, ma che hanno il tratto comune di innescare una miscela esplosiva di aumento della spesa e di diminuzione delle entrate. Una incongruenza, in un paese che non può certo permettersi di ricorrere al finanziamento in deficit come invece era norma negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso (e le cui conseguenze si pagheranno ancora a lungo). Tuttavia, in questo clima di promesse, tutti sembrano essersi dimenticati che, a partire dal 2019, è previsto l’innesco della clausola di salvaguardia sull’Iva, vale a dire un aumento graduale delle aliquote che porterà un gettito di oltre 19 miliardi di euro a regime, nel 2021. Perché di fronte a quest’unica certezza sull’aumento delle entrate, nessuno dice come evitarlo?

La clausola di salvaguardia è un meccanismo introdotto per la prima volta con il decreto legge 98/2011 (una delle ultime manovre economiche del governo Berlusconi) e prevede l’aumento del gettito di una determinata imposta solo nell’eventualità che i risparmi di spesa o gli aumenti di entrata previsti dal provvedimento non vengano realizzati (si trattava, già in origine, di circa 20 miliardi di euro a regime). La clausola di salvaguardia costituisce dunque una sorta di assicurazione per garantire le coperture previste, un piano B per non far saltare l’equilibrio dei conti di bilancio.

In origine (2011), le clausole di salvaguardia riguardavano un taglio lineare (quindi generalizzato) alla selva di deduzioni e detrazioni Irpef – le cosiddette tax expenditures – o un aumento delle aliquote di imposte indirette (Iva e accise varie). Nell’ottobre 2013, in effetti l’aliquota ordinaria dell’Iva è aumentata dal 21 al 22 per cento, mentre sono rimaste invariate quella ridotta (al 10 per cento, più quella al 5 per cento introdotta nel 2016) e la super-ridotta del 4 per cento. La legge di stabilità 2014 (governo Letta) ha riproposto clausole di salvaguardia relative al taglio di deduzioni e detrazioni e agli aumenti delle imposte indirette. Le leggi di stabilità successive (2015, 2016 e 2017) si sono concentrate solo sull’aumento delle imposte indirette: incrementi delle aliquote ordinaria e ridotta, nonché aumenti di accise su benzina e gasolio.

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