venerdì 5 settembre 2025

Cina, il jujitsu che mette l’Europa al tappeto

Negli ultimi mesi, lo yuan si è rafforzato contro dollaro e pesantemente deprezzato contro euro. Questa operazione sembra mirata a ottenere le grazie di  Donald Trump nel lungo e misterioso negoziato commerciale bilaterale, ma anche ad assumere il ruolo di rampa di lancio all’aumento compensativo dell’export cinese verso l’Europa, valvola di sfogo dell’eccesso di capacità produttiva di Pechino

di Mario Seminerio

Sul mercato dei cambi si segnala un fenomeno piuttosto interessante. Da inizio anno, come sappiamo, il dollaro statunitense si è pesantemente deprezzato contro tutte le maggiori valute. Ciò è avvenuto contro le previsioni da libro di testo, che non più tardi di alcuni mesi addietro erano state ribadite anche dall’attuale direttore del Council of Economic Adviser della Casa Bianca nonché prossimo governatore apparentemente a termine della Fed, Stephen Miran. E cioè che i dazi avrebbero determinato l’apprezzamento della moneta del paese che li impone.

Il deprezzamento del dollaro
Invece no. Di fronte al deprezzamento del biglietto verde, che nei giorni successivi al cosiddetto Liberation Day aveva assunto i caratteri della rotta, la chiave di lettura era divenuta quella della trasformazione degli Stati Uniti in paese emergente, con relativa fuga di capitali. Neppure questa interpretazione ha retto alla prova del tempo: i non residenti restano investiti, anche pesantemente, sugli attivi statunitensi, soprattutto azioni ma anche Treasury. Si è quindi deciso di ripiegare sull’ipotesi di aumento della copertura valutaria da parte degli investitori non residenti.

Il deprezzamento del dollaro, tuttavia, è stato molto contenuto rispetto a una valuta: lo yuan cinese. Che da inizio anno si è apprezzato sul dollaro di solo il 2 per cento circa. Meno di metà di quanto fatto ad esempio dallo yen giapponese e una frazione dell’apprezzamento dell’euro, pari a circa il 12 per cento. Il che vuol dire che lo yuan si è deprezzato contro tutte le altre principali divise. Contro euro, da inizio anno il deprezzamento è di circa il 10 per cento.

Contro dollaro, il grosso del movimento di rivalutazione si è verificato subito dopo il Liberation Day. Questa asimmetria, ma soprattutto il deprezzamento contro la valuta di un’area rispetto alla quale la Cina ha un surplus commerciale elevato e tendenzialmente crescente è interessante sul piano politico prima che economico.

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