giovedì 28 agosto 2025

Cosa significano per l’Europa i Summit di Anchorage e Washington

Ad Anchorage, Trump ha regalato a Putin una legittimazione che l’Europa non può permettersi di ignorare. A Washington, ha chiesto agli alleati di farsi carico della guerra in Ucraina, ma senza offrir loro un ruolo decisionale. Mentre Zelensky lotta per non essere tagliato fuori, l’UE si trova di fronte a una scelta: accettare un ruolo da comparsa o mettersi nella condizione di pretendere un posto al tavolo delle decisioni — prima che sia troppo tardi

di Giulio Croce

Venerdì 15 agosto il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ed il corrispettivo della Federazione Russa Vladimir Putin si sono incontrati ad Anchorage, capitale dello Stato americano dell’Alaska. Obiettivo statunitense era quello di cercare di avviare un processo di “cessate il fuoco” dell’aggressione della Russia all’Ucraina, che ormai perdura da più di tre anni.
Il lunedì successivo, 18 agosto, il Presidente dell’Ucraina Volodymir Zelensky ed i capi di stato dei più importanti paesi dell’Unione Europea, insieme alla Presidente della Commissione Europea Ursula Von del Leyen, hanno raggiunto Washington, per evitare un accordo tra Stati Uniti e Russia che li escludesse e per salvaguardare la posizione europea all’interno della risoluzione del conflitto.

Il Meeting in Alaska
Il Presidente Trump aveva precedentemente minacciato che se Mosca non avesse dimostrato maggiore volontà di raggiungere un negoziato per la pace in Ucraina, gli Stati Uniti avrebbero adottato sanzioni più dure verso la Federazione Russa ed aumentato significativamente il supporto all’Ucraina. Per evitare questo scenario, all’avvicinarsi della scadenza prefissata da Trump, il Presidente Putin ha acconsentito a partecipare al Summit di Anchorage del 15 agosto. I colloqui si sono conclusi alcune ore in anticipo rispetto a quanto previsto, senza conferenza stampa congiunta e, soprattutto, senza accordo, nonostante le immagini pubbliche positive.

Putin è arrivato in Alaska cercando di approfondire il divario tra gli Stati Uniti ed Europei. L’idea del Cremlino era quella di discutere un’agenda più ampia tra Stati Uniti e Russia, compresa la normalizzazione delle relazioni diplomatiche e commerciali, ma quel dialogo è stato posticipato da Trump, che ha reso una priorità la risoluzione del conflitto.

Nonostante questo, il Summit di Anchorage si è rivelato una grande vittoria mediatica per la Russia. Le Monde riporta che l’immagine che il Cremlino intendeva proiettare attraverso il Summit era quella dei grandiosi bilaterali tra Unione Sovietica e Stati Uniti durante la Guerra Fredda. L’immagine generale con cui Putin è stato accolto, con un tappeto rosso, scortato da jet militari in volo, e venendo chiamato “Vladimir” (cortesia mai rivolta da Trump verso Zelensky) è stata più quella di un alleato che di un nemico, di un dittatore o di un criminale internazionale, risultando quindi in un assist narrativo e propagandistico per i media russi. Putin ha anche chiuso il vertice invitando il corrispettivo statunitense a Mosca, per continuare la discussione bilaterale.

Per la rivista Time, Putin ha ottenuto altre due vittorie da questo incontro, oltre a quella mediatica. In primis, Trump ha abbandonato l’idea di spingere per il cessate il fuoco che invece invocano Ucraina ed Unione Europea. Invece, il Presidente statunitense ha proposto di lavorare verso un accordo più ampio, rispecchiando una richiesta di lunga data di Putin e contraddicendosi rispetto ad una dichiarazione precedente in cui aveva affermato che prima doveva esserci un cessate il fuoco. In secondo luogo, Putin ha lasciato Anchorage senza che gli Stati Uniti imponessero le temute sanzioni sulla Federazione, e senza essere arrestato tramite il mandato di cattura internazionale che la Corte di Giustizia Internazionale dell’Aia aveva rilasciato a marzo 2023.

Nonostante questo, il mancato raggiungimento di un accordo di pace tra Washington e Mosca, escludente Kiev e Brussel, può considerarsi una vittoria per gli Europei. Il destino degli Ucraini non è ancora stato deciso senza di loro (e senza l’Ue). Si temeva infatti che gli Usa cedessero alle richieste russe del Memorandum proposto dal Cremlino a giugno 2025 di cessione degli oblast ucraini rivendicati da Mosca in seguito ad un referendum illegittimo di settembre 2024, di imposizione di limiti all’esercito e di neutralità militare all’Ucraina (vanificando le aspirazioni di Kiev ad entrare nella Nato). ad Istanbul. In aggiunta, Trump ha dimostrato volontà di prestarsi come intermediario imparziale contattando immediatamente gli alleati a vertice concluso, invitandoli a Washington il lunedì successivo.

La Risposta del Team Europe a Washington
Se durante il meeting di febbraio 2025 il Presidente Zelensky era stato aspramente attaccato sia dal Presidente Trump che dal suo Vice, JD Vance, ed accusato di essere lui stesso un ostacolo al processo di pace, i toni dell’incontro di Washington del 18 agosto sono stati decisamente più cordiali.

In aggiunta, i leader europei sono arrivati alla Casa Bianca in una rinnovata posizione di forza da un punto di vista negoziale, dopo aver accolto positivamente la richiesta degli Stati Uniti di incrementare la percentuale di PIL destinata alla difesa (concordata nel Vertice Nato dell’Aia di luglio 2025), e dopo aver offerto a Washington un accordo commerciale piuttosto favorevole: (con dazi statunitensi più elevati per gli europei senza alcuna misura di ritorsione da parte dell’Unione Europea). Inoltre, la formazione dei leader europei è stata calcolata strategicamente: non solo erano presenti i paesi più influenti della Nato e dell’Ue, oltre alla Finlandia che condivide il confine più lungo con la Russia (esclusa l’Ucraina), ma tra loro erano presenti anche il Segretario Generale della Nato Mark Rutte, il Presidente Finlandese Alexander Stubb (leader del Paese che condivide il secondo confine più lungo con la Federazione Russa, dopo l’Ucraina) e il Primo Ministro Italiano Giorgia Meloni, ideologicamente più vicini al presidente o disposti ad adulare.

Tutti i leader del Team Europe (il nome in gergo tecnico della formazione diplomatica europea, che riunisce sia le Istituzioni che alcuni Stati Membri scelti strategicamente per l’occasione) hanno sottolineato punti diversi durante il Summit. Il Council of Foreign Affairs riporta che il Primo Ministro Britannico, Keith Starmer, ha evidenziato l’importanza di garanzie di sicurezza (dato che aveva proposto truppe inglesi come forza di peacekeeping in Ucraina), mentre la Presidente Meloni ha sottolineato la necessità di rimanere dal lato dell’Ucraina.

Trump ha detto durante l’incontro che l’Europa è la prima linea di difesa, quindi dovrebbe deve essere lei a farsi carico della maggior parte delle garanzie di sicurezza, ma gli Usa la aiuteranno. È probabile che il Presidente statunitense si aspetti di continuare a detenere un ruolo di partnership, tramite la vendita di armi, la fornitura di supporto in termini di intelligence, e possibilmente supporto aereo, senza nessun maggior coinvolgimento. Trump infine ha rilanciato per un trilaterale con Putin e Zelensky, su cui Putin ha commentato in modo vago, ma che comunque esclude gli Europei ancora una volta.

Spunti di Riflessione
Trump aveva fatto della risoluzione dei conflitti in corso uno dei pilastri della sua campagna elettorale. Il mancato conseguimento di una soluzione all’invasione russa dell’Ucraina rischia quindi di screditarlo agli occhi del suo elettorato. Forse per questo, secondo Chatham House, Trump aveva bisogno di una vittoria diplomatica con i leader europei dopo il nulla di fatto di Anchorage. Sembra ad ogni modo che Trump sia deciso a continuare a giocare il ruolo di mediatore imparziale nel conflitto, soprattutto puntando al Premio Nobel per la Pace.

Allo stesso tempo però, la Russia ritiene di avere il tempo dalla sua parte, quindi è probabile che accetti di essere coinvolta in negoziati che tuttavia cercherà di rallentare il più possibile, finché sarà capace di continuare l’avanzata. Inoltre è probabile che Mosca farà naufragare qualsiasi risultato della presentazione delle bozze di garanzia per la sicurezza collettiva dell’Ucraina all’infuori del contesto NATO. Questo documento, su cui sta lavorando il Segretario di Stato della Casa Bianca, Marco Rubio, dovrebbe essere pubblicato entro la fine di agosto 2025. Resta comunque il fatto che una pace in cui le assicurazioni di sicurezza statunitensi all’Ucraina sono il punto focale è anche una pace instabile, considerata la volubilità del Presidente Trump.

In generale, sono in molti a ritenere che Trump stia cercando un riavvicinamento con la Russia in funzione anti-cinese, una misura chiamata dal Foreign Affairs “Kissinger al contrario” (facendo riferimento a come l’ex Segretario di Stato Henry Kissinger, negli anni ’70, era riuscito a far riavvicinare la Cina maoista agli Stati Uniti in funzione anti-sovietica). Tuttavia, la maggior parte degli studiosi è convinta che questo non sarà possibile, e che anzi lo sforzo diplomatico sarebbe deleterio per le relazioni transatlantiche, molto più strategiche e redditizie sia da un punto di vista geopolitico che economico per Washington.

L’Unione Europea è stata tenuta in una posizione di “agitata e frenetica reazione” e di “controllo danni” piuttosto che in una di iniziativa e leadership. È significativa l’immagine dei leader europei “sgridati” da Trump, ed appare quindi sempre più vitale la necessità di avere una singola voce con cui Brussel si faccia sentire nel mondo. Secondo lo European Centre for Foreign Relations (Ecfr), l’Ue può ancora guadagnare rilevanza con tre mosse:
1) una difesa integrata, con comandi unificati e maggiori investimenti in droni e cybersecurity;
2) un patto di sicurezza con l’Ucraina, anche senza la Nato;
3) una politica più assertiva nel suo Vicinato Orientale, per contrastare l’influenza russa in Moldavia e Georgia”.

Dai due summit emerge un quadro sicuramente non roseo per l’Europa, rilegata ad una posizione subalterna e lottando contro l’essere ignorata. Gli Europei hanno varie opzioni per incrementare la loro rilevanza all’interno della questione ucraina, ma il punto comune resta quello di un maggiore coordinamento e la disponibilità di mettere da parte gli orgogli nazionali per favorire soluzioni veramente europee. È quindi la volontà dei leader dei Paesi Membri a fare la differenza, mentre la macchina della diplomazia tra grandi potenze inizia a muoversi rischiando di schiacciare gli attori minori.

Giulio Croce per Geopolitica.info




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