Anno IX - Numero 10
Non è sufficiente parlare di pace. Bisogna crederci.
Eleanor Roosevelt

martedì 18 settembre 2018

I robot avranno sempre bisogno di noi

Quello che dobbiamo aspettarci da una filosofia della forza lavoro non è la rivolta degli androidi assassini, né la sostituzione del lavoro da parte degli algoritmi, ma una rivoluzione nel nostro rapporto con le macchine e con noi stessi. Da qui passa il potere, da qui passa l’alternativa

di Roberto Ciccarelli

Agli ingegneri della Silicon Valley, e a quelli del Pentagono, piace la fantascienza. Questo genere letterario, e cinematografico, ha la capacità di anticipare l’esistenza dei dispositivi digitali che governano la nostra vita cinquant’anni prima che siano commercializzati.
Mother è il super-computer che esegue la volontà della multinazionale che ha deciso di portare sulla terra un’arma di distruzione di massa come Alien. La stentorea, e angosciante, voce femminile inventata da Ridley Scott nel 1979, è simile a Google Home, il potente speaker e assistente vocale che suona la musica che vogliamo in cucina o in bagno, chiama i nostri amici, controlla il riscaldamento, accende il forno, risponde alle nostre domande.

Nel primo Alien, Sigourney Weaver programma la distruzione del Nostromo. Potremmo fare anche noi la stessa cosa, ma per una ragione diversa dal film. Google o Amazon non hanno progettato uno xenomorfo che ci fa a brandelli con le sue fauci e aculei mostruosi.
Hanno progettato un nuovo sistema di estrazione del valore e di sfruttamento del lavoro. Noi lavoriamo per loro. Loro accumulano profitti stratosferici. Noi acquistiamo le tecnologie che servono ad aumentarli ancora.

La voce di Hal 9000
Hal 9000, il super-computer della nave spaziale Discovery – nel film 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick (1968) e nel libro di Arthur Clarke – è il padre di Siri e di Alexa, le voci femminili che guidano le nostre giornate di navigazione sugli smartphone Apple o su Amazon.

Nel 1967 Stanley Kubrick era in fase avanzata di post-produzione negli studi cinematografici di Londra e cercava una voce maschile per il suo Hal 9000. Era un perfezionista maniacale, attese sino all’ultimo per la scelta, era scontento dei provini. Non capiva il modo in cui l’algoritmo euristico (Heuristic ALgorithmic: HAL) avrebbe dovuto parlare. Con quale accento? Americano della California o del Wyoming? Con accento messicano o con il ritmo delle Black Panthers? Il cockney, il dialetto parlato a Londra Est?

Guardate il film, il problema è serio. Hal 9000 è gentile, calmo, ossequioso, acuto, ironico, rassicurante, paterno, fraterno. Hal è tutto, sa tutto, non c’è nulla che gli sfugga. È la voce personaggio. Quella più importante del film!
Alla fine la scelta di Kubrick ricadde sull’attore canadese Dougal Rain. Il suo inglese era privo di accento, molto standard, suona proprio com’è Hal: viene da nessun luogo ed è dappertutto. È l’inglese che si sente nei dizionari online, la pronuncia delle vocali non permette di capire la regione di provenienza.
Douglas oggi ha più di 90 anni, dice di non avere mai visto 2001 Odissea nello spazio, la sua voce è stata caricaturata dai Simpson, in South Park e negli spot pubblicitari. A chi ha recitato con Alec Guiness in Riccardo III e nel Macbeth o in Re Lear forse non fa piacere essere ricordato così.
Per lui Hal 9000 era solo un lavoro.

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